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Zeitkratzer & She She Pop: "The Ocean is Closed" al Teatro Vascello questo weekend


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  • Dove: Teatro Vascello
  • Quando: dal 25 e 26 Novembre 2017
  • Orari: prima ore 21.00; replica ore 17.00
  • Durata 75 minuti senza intervallo (spettacolo consigliato dai 16 anni)
  • Prezzi: da 15 a 20€ (acquista qui)

"Quali sono gli aspetti di un live musicale totalmente rimossi al pubblico? E fino a che punto un musicista è pronto a difendere la dignità della propria musica? Il collettivo di performer She She Pop tenta di minare le dignità, le sicurezze, le abitudini del pluripremiato ensemble tedesco zeitktratzer in The ocean is closed, nuovo spettacolo presentato in Prima nazionale al Romaeuropa festival sabato  25 e domenica 26 novembre al Teatro Vascello.

Da un lato un gruppo di musicisti capace non solo di attraversare tutti i generi musicali del Novecento ma anche di cooperare in diversi ambiti disciplinari tra coreografia, moda, video e performance; dall’altro il collettivo prevalentemente femminile finalista al premio Ubu nel 2015 distintosi per il proprio teatro fortemente sperimentale, in cui le autobiografie dei singoli membri del gruppo concorrono alla trasformazione dello spazio scenico, in un luogo pubblico in cui affrontare tabù, testare linguaggi, gesti e rituali sociali. A essere messi ironicamente alla prova inThe ocean is closed sono proprio la routine dei musicisti, i rituali sottesi a un’esibizione musicale, le aspettative del pubblico durante il rito cerimoniale del concerto.
 

'The Ocean si Closed (L’oceano è chiuso) è prima di tutto un paradosso - raccontano le She She Pop - chiudere un oceano è impossibile. Questo paradosso rappresenta, per noi, il tentativo di controllare ciò che va al di là di ogni possibilità di controllo. Chi conosce i nostri spettacoli sa che amiamo stabilire sempre delle regole rigorose, attraverso le quali agiamo coerentemente anche in situazioni complesse e con le quali comunichiamo molto razionalmente al nostro pubblico'. E quanto alla genesi dello spettacolo spiegano: 'ci siamo lasciati ispirare dalle teorie dello storico olandese Johan Huizinga, secondo il quale tutti gli elementi che compongono la nostra cultura si basano e si sviluppino sull’azione del giocare e al meccanismo dell’illusione a essa connesso. Questa dimensione caratterizza anche i concerti musicali della tradizione occidentale e i riti sacri. In questi eventi tutti partecipano in quanto giocatori di un gioco che può svolgersi solo se tutti rispettano le regole condivise. In prova abbiamo iniziato a sfidare queste regole, ad esempio cercando di parlare con i musicisti mentre suonavano, chiedendo loro cosa stessero esattamente facendo, distogliendo la loro attenzione, ma allo stesso tempo, cercando di rispettare la fragilità del loro compito e di non rompere l’incantesimo nato dalla loro esibizione. In questo modo abbiamo iniziato a inventare nuovi giochi all’interno del gioco-concerto. Volevamo tener viva la bellezza dei loro rituali e dargli maggiore visibilità costruendole una sorta di cornice. La forza del nostro lavoro sta nel riuscire a offrire una nuova inquadratura a queste regole, inquadrarle da un nuovo punto di vista che possa mettere in discussione il nostro stesso lavoro e quello dei musicisti'."